Le reazioni avverse a farmaci (R.A.F.) costituiscono, al giorno d’oggi, un evento molto frequente e mostrano un trend in costante crescita, anche come conseguenza del sempre maggiore uso di farmaci nel mondo occidentale.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce una reazione avversa ad un farmaco come “ogni risposta indesiderata che fa seguito alla somministrazione di un farmaco per motivi profilattici, diagnostici, terapeutici o per indurre modificazioni di una funzione fisiologica”.
Le R.A.F. sono classificate in:
Reazioni di Tipo A (80%) Sono quelle causate dall’azione del farmaco, quindi prevedibili, distinte in:
Reazioni di Tipo B (15%) Sono dovute ad una predisposizione del soggetto, per una condizione patologica definita di “ipersensibilità ” e sono distinte in:
Le reazioni di ipersensibilità ai farmaci possono manifestarsi in qualsiasi momento del ciclo di terapia, ad esempio dopo alcune settimane dall’inizio di un farmaco mai assunto in precedenza, oppure alla riassunzione di un farmaco assunto per anni in precedenza e sempre ben tollerato. Una volta avvenuta la reazione, si possono distinguere:
Le reazioni avverse a farmaci colpiscono il 7% della popolazione generale, oltre il 20% dei pazienti ricoverati in ospedale e sono causa di oltre l’ 8% dei ricoveri ospedalieri. Le allergie da farmaco potenzialmente pericolose per la vita del soggetti sono fortunatamente poco frequenti (shock anafilattico, sindrome di Stevens-Johnson e Necrolisi Epidermica Tossica).
La capacità del farmaco di stimolare il sistema immunitario ad indurre una reazione allergica, è direttamente connessa con la sua struttura chimica, infatti alcuni farmaci (es. le penicilline, le cefalosporine, alcuni antitumorali, alcuni antiepilettici) sono maggiormente in grado, rispetto ad altri, di indurre la reazione allergica. Inoltre, la assunzione ripetuta dello stesso farmaco è maggiormente allergizzante rispetto alla terapia continuativa e, ancora, la somministrazione intramuscolare o endovenosa sono maggiormente allergizzanti rispetto alla somministrazione per via orale. E’ stato, inoltre, dimostrato che il sesso femminile è maggiormente colpito rispetto a quello maschile e che esiste una stretta correlazione tra un determinato assetto genetico e la comparsa di reazioni da ipersensibilità a farmaci e che, alcune malattie sono più facilmente associate a reazioni allergiche a farmaci:
Le reazioni da ipersensibilità a farmaci possono dare origine a numerosi quadri clinici:
ANAFILASSI
Si tratta di una grave reazione allergica, potenzialmente mortale, che insorge in genere entro un’ora dall’assunzione del farmaco responsabile. Clinicamente si manifesta con arrossamento congiuntivale, orticaria, angioedema, difficoltà respiratoria, dolori addominali e riduzione della pressione arteriosa.
MANIFESTAZIONI CUTANEE
Circa il 30% delle reazioni avverse a farmaci interessa la cute ed i più frequenti quadri clinici sono:
Orticaria-Angioedema: in genere compare entro 36 ore dall’assunzione del farmaco, ma in caso di riassunzione le tipiche lesioni pomfoidi possono comparire anche dopo pochi minuti. Talvolta l’orticaria si manifesta nel contesto di una reazione anafilattica e si associa a sintomi generali quali diarrea, dolori addominali, compromissione della funzione respiratoria e/o cardiovascolare.
L’angioedema: (gonfiore del tessuto sottomucoso o sottocutaneo) può costituire una pericolosa complicanza dell’orticaria, oppure può essere una manifestazione clinica isolata, con interessamento delle labbra, della regione periorbitaria, delle prime vie aeree o di altre parti del corpo.
Esantema maculo-papulare: si presenta con piccole macchie arrossate e rilevate( 1-5 mm di diametro), che possono confluire e fondersi in chiazze e placche. L'eruzione può iniziare dal collo, dal volto, dalla parte superiore del dorso e progredire bilateralmente e simmetricamente agli arti, può essere presente prurito e febbre. Talvolta tale manifestazione clinica può essere particolarmente intensa, associandosi ad edema sottocutaneo e persiste per settimane, nonostante la sospensione del farmaco imputato. Quando l'eruzione si risolve, la pelle usualmente desquama. È sostenuto da un meccanismo immunitario cellulo-mediato.
Molto meno frequenti sono altri quadri clinici, di maggiore o minore gravità, che determinano un coinvolgimento cutaneo.
Eritema fisso (macule eritematose o brunastre, circolari, edematose, solitarie, ben circoscritte, accompagnate da sensazione di bruciore o di prurito, che si presentano sempre nelle stesse sedi ad ogni somministrazione del farmaco responsabile),
Eritema polimorfo ( papule o macule rotonde, con aspetto a coccarda che interessano, soprattutto, il palmo delle mani e la pianta dei piedi, ma anche il tronco ed il volto, accompagnate da una sensazione di bruciore o di dolore, ma non di prurito),
Sindrome di Stevens-Johnson ( bolle emorragiche che coinvolgono sia la pelle che le mucose di occhi,bocca, genitali, ecc. Vi è febbre, dolore al faringe, vomito, diarrea, artralgie, perdita di liquidi ed elettroliti, con un alto rischio di infezioni batteriche),
Necrolisi Epidermica Tossica (è considerata una variante più grave della sindrome di Stevens-Johnson la variante più grave, con possibile distacco di oltre il 30 % della superficie cutanea e di conseguenza con maggiore rischio per la vita),
Sindrome DRESS (Sindrome da Ipersensibilità con Eosinofilia e Sintomi Sistemici),
Sindrome AGEP (Pustolosi Esantematica Acuta Generalizzata).
ALTRE MANIFESTAZIONI CLINICHE
Le reazioni da ipersensibilità a farmaci possono, seppur raramente, determinare la comparsa di:
Vasculiti ( infiammazione dei vasi sanguigni),
Emopatie (con riduzione del numero dei globuli bianchi, dei globuli rossi e delle piastrine del sangue),
Epatopatie (con alterazione della funzionalità del fegato), Nefropatie (con alterazione della funzionalità dei reni),
Pneumopatie ( con alterazione della funzionalità dei polmoni).
La diagnosi di allergia a farmaci è una procedura complessa, ma negli ultimi 20 anni è notevolmente migliorata grazie alle maggiori conoscenze sui meccanismi con cui le reazioni avvengono. Lo scopo della diagnostica è quello di dimostrare la reale responsabilità del farmaco sospettato e scegliere alternative, se possibile, che siano comunque efficaci, non pericolose e non troppo costose.
Queste le tappe successive percorse dallo specialista allergologo, in accordo e in collaborazione con il paziente e con il medico curante:
1) Storia Clinica o Anamnesi, di fondamentale importanza. Serve a precisare:
2) Test Cutanei: vanno eseguiti preferibilmente in tempi rapidi (si consiglia un intervallo di tempo compreso tra un mese e sei mesi dalla reazione) quando si sospetta una reazione IgE mediata, per la possibilità di perdita di “memoria immunologica” dell’evento, con negativizzazione conseguente del test. Tale fenomeno è meno frequente in caso di reazioni da ipersensibilità di tipo cellulomediato, non immediate, che ha, di norma, una sensibilità ai test cutanei più duratura nel tempo. Le categorie di farmaci per i quali sono più comunemente eseguiti sono: antibiotici, anestetici locali e generali, mezzi di contrasto radiologici e chemioterapici.
I test cutanei utilizzati, alle concentrazioni non irritanti note, per quel farmaco, dai dati della letteratura, sono:
Il prick test consiste nell’applicazione, sull'avambraccio, di una goccia della soluzione del farmaco, opportunamente diluito, e nel pungere poi delicatamente con una lancetta sterile attraverso la goccia.
Dopo 15-30 minuti il test sarà considerato positivo alla comparsa di una reazione pomfoide, arrossamento e prurito cutaneo.
Il test intradermico invece consiste nell’iniettare nella cute dell’avambraccio, con siringhe tipo insulina una minima quantità del farmaco opportunamente diluito, fino a formare un piccolo pomfo.
L’eventuale positività sarà valutata dopo 15-30 minuti con l'aumento del diametro del pomfo. Talvolta la reazione positiva al test intradermico si può manifestare dopo 24-48 ore, o anche oltre.
Il patch test (test epicutaneo), consiste nel mettere a contatto con la pelle un farmaco opportunamente preparato, occluso da un cerotto. Il test verrà letto dopo 24-48 ore, ma anche oltre.
Le reazioni positive, molto pruriginose, possono essere di tipo eczematoso, con comparsa in sede di applicazione del farmaco, di arrossamento, gonfiore, vescicole o bolle.
I test cutanei, seppur molto raramente, possono provocare, in soggetti molto sensibili, reazioni generali di varia gravità, anche pericolose per la vita; per tale motivo devono essere eseguiti da allergologi con esperienza nel campo dell’allergia da farmaci ed in ambiente ospedaliero, con la disponibilità di tutti i presidi necessari a fronteggiare le condizioni di emergenza che dovessero presentarsi.
3) Esami di Laboratorio : sono complementari agli altri test e non possono essere usati da soli.
4) Challenge Test con il farmaco (o test di provocazione con il farmaco): viene eseguito, con il farmaco sospettato, per confermare o escludere la sua responsabilità per una reazione di ipersensibilità quando i test cutanei non sono disponibili o non hanno fornito una risposta chiara, o ancora per testare la possibilità che un soggetto ha di tollerare un farmaco alternativo. Consiste nella somministrazione del farmaco a dosi crescenti e ad intervalli definiti, fino alla dose intera, secondo schemi previsti dalla letteratura e in base al tipo di reazione manifestato dal paziente.
Terapia della fase acuta: non differente da quella delle altre patologie allergiche con manifestazioni simili (cutanee, respiratorie, generali).
Desensibilizzazione: consiste nella induzione di uno stato di temporaneo di tolleranza, in un soggetto ipersensibile ad un farmaco, mediante la somministrazione di dosi progressivamente crescenti del farmaco stesso, fino al raggiungimento della dose massima tollerata e terapeuticamente efficace. Lo stato di tolleranza viene perso con la sospensione del farmaco stesso.
E, da eseguirsi in ambiente ospedaliero e da parte di personale esperto ed addestrato e deve essere preceduta da una attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio, deve trattarsi di un farmaco indispensabile o di un farmaco che ha una alternativa terapeutica clinicamente giudicata non sufficientemente vantaggiosa. La procedura di desensibilizzazione è, virtualmente, eseguibile con qualsiasi farmaco, tuttavia le maggiori esigenze terapeutiche si hanno nei pazienti che hanno necessità di antibioticoterapia per gravi patologie (es. sepsi o endocardite) o di chemioterapia, o in pazienti che necessitano di aspirina per trattamento di sindrome coronarica.
Tra le numerose possibili reazioni avverse (o indesiderate) a farmaci, quelle di tipo allergico (o da ipersensibilità) rappresentano una quota piccola ma importante, sia per la loro potenziale gravità, sia per le ripercussioni di tipo pratico nella vita del paziente. La difficoltà alla comprensione del problema, anche da parte dei medici, e le difficoltà diagnostiche, sono causa di dubbi ed incertezze al momento di somministrare una terapia, soprattutto in urgenza e spesso a pazienti che riferiscono una storia di reazioni non ben precisate a farmaci. Talvolta i dubbi si estendono anche alle procedure diagnostiche, ad esempio quando queste prevedano l’uso di mezzi di contrasto, data la difficoltà a stabilire il livello di rischio di un determinato soggetto. Qualsiasi intervento chirurgico, anche di tipo odontoiatrico, può rappresentare un problema. Ciò non può che favorire un atteggiamento di “astensione” dall’assunzione o somministrazione di farmaci da parte del paziente impaurito e del medico prudente o insicuro: alcuni pazienti preferiscono sopportare un dolore o un altro problema di salute non grave piuttosto che assumere farmaci. Non sempre questa tendenza è correlata alla gravità delle esperienze vissute, ma dipende molto dalle caratteristiche psicologiche del singolo. Tutto ciò si traduce in importanti conseguenze sulla qualità di vita del paziente, ma l’argomento è stato affrontato solo negli ultimi anni con la messa a punto di uno specifico questionario di valutazione di vari aspetti riguardanti le conseguenze dell’esperienza vissuta con i farmaci sulla cura ed il benessere soggettivo (DrHy-Q). L’utilizzo del questionario in quella popolazione di pazienti particolarmente “a rischio”, cioè chi ha sperimentato una o più reazioni anafilattiche scatenate da farmaci, ha dato risultati interessanti. Queste le risposte più frequenti da parte dei pazienti:
“Ho paura che possa essermi somministrato un farmaco cui sono allergico in situazioni di emergenza”
“Vorrei avere un farmaco da poter assumere con sicurezza per ogni malattia”
“Vorrei l’opinione dell’allergologo prima di prendere farmaci prescritti da altri specialisti”
“Ogni volta che prendo un farmaco, anche se differente da quello che mi ha causato la reazione, sono preoccupato”
“L’idea di prendere un farmaco mi fa sentire ansioso”
“L’impossibilità di curare ogni malattia mi limita rispetto agli altri”
“Il problema della allergia a farmaci influenza la mia vita”
L’uso del questionario così specifico può aiutare il medico a comprendere quali soggetti possano avere necessità di supporto psicologico e/o educativo.
L’ attività dello specialista allergologo nel campo delle reazioni di ipersensibilità a farmaci assume particolare importanza, sia per fornire al paziente e agli altri medici che lo dovranno curare certezze diagnostiche, farmaci alternativi adeguati, possibilità di cura, sia per assistere il paziente con professionalità e competenza da cui può derivare maggiore sicurezza. Alcuni studi hanno dimostrato che l’impatto sulla qualità di vita in questi pazienti si riduce dopo essere stati sottoposti ad iter diagnostico allergologico.
Queste le notizie utili che il paziente può annotarsi, per poi informare il medico, nel caso in cui, dopo aver assunto un farmaco, abbia riscontrato una sintomatologia insolita:
Se la reazione è avvenuta durante un ricovero ospedaliero sarà necessaria la fotocopia della cartella clinica.