Sono dovute ad una reazione immunologica verso proteine alimentari normalmente tollerate chiamate allergeni. Sono coinvolte le IgE, anticorpi specifici della reazione allergica, e possono presentarsi con sintomi lievi o gravi. Il 2-4% della popolazione adulta è interessata da allergia alimentare, vi è una maggiore incidenza nei bambini, pari al 6-8% nei primi anni di vita. Le allergie alimentari sono più’ comuni nei primi 3 anni di vita, ma si possono presentare a qualsiasi età. Tuttavia la percezione globale di “allergia alimentare“ nella popolazione generale risulta molto più alta, intorno al 20%. GUARDA IL VIDEO
I sintomi possono coinvolgere più organi.
La diagnosi di allergia alimentare è un percorso complesso che richiede una figura specialistica, Allergologo o Pediatra Allergologo, con specifiche competenze. L’avvio di tale percorso è affidato al Medico di Medicina Generale o al Pediatra di Libera Scelta, che rivestono pertanto un ruolo di primaria importanza. Nel riconoscimento del paziente da indirizzare verso un iter diagnostico più approfondito. In questo primo approccio la raccolta della storia clinica (anamnesi) è fondamentale, soprattutto per identificare una correlazione fra l’ingestione dell’alimento e la comparsa dei sintomi.
L’anamnesi deve essere indirizzata a precisare:
I successivi step, della diagnostica allergologica, a gestione specialistica, possono articolarsi su tre livelli successivi, dai test cutanei a quelli sierologici con metodica molecolare. Diverse variabili, tra cui il tipo di storia clinica, la natura dell’allergene e soprattutto l’età e il profilo del paziente, concorrono alla Scelta dell’iter diagnostico più corretto, la cui definizione richiede pertanto una specifica esperienza nel settore. I test diagnostici standardizzati, in vivo (prick test) e in vitro (esami ematici o sierologici), sono finalizzati all’individuazione dell’allergene alimentare responsabile. Anche l’interpretazione dei comuni test in vitro, ovvero del dosaggio delle IgE Specifiche verso estratti alimentari, richiede un’attenta valutazione clinica e anamnestica al fine di quantificare la rilevanza clinica della eventuale positività riscontrata. In caso di dubbio diagnostico persistente, oppure in ambito pediatrico, dove certe allergie alimentari possono tendere ad una spontanea e graduale risoluzione, è possibile procedere a test di provocazione orale con alimenti. A causa della potenziale pericolosità, tale procedura si effettua solamente in strutture altamente specializzate, ad opera di personale specificamente addestrato a fronteggiare eventuali reazioni avverse. Solo dopo che è stata effettuata una diagnosi di certezza di allergia alimentare è opportuno escludere dalla dieta uno o più̀ alimenti.
Per intolleranza si intende la reazione anomala dell’organismo ad una sostanza estranea, non mediata dal sistema immunitario. L’intolleranza alimentare può essere anche determinata da una carenza di enzimi digestivi, o da meccanismi farmacologici o tossici. Tra le intolleranze alimentari la più diffusa è l’intolleranza al lattosio, dovuta all’incapacità di digerire il lattosio, uno zucchero naturale che si trova nel latte e nei latticini.
Le intolleranze alimentari provocano sintomi spesso simili a quelli delle allergie, ma non sono dovute a una reazione del sistema immunitario, e variano in relazione alla quantità ingerita dell'alimento non tollerato. Una dieta scorretta o alterazioni gastrointestinali come sindrome da intestino irritabile, gastrite, reflusso gastro-esofageo, diverticolite, calcolosi, colecistica determinano una sintomatologia attribuita, spesso erroneamente, all’intolleranza alimentare. Le intolleranze alimentari non immunomediate sono spesso secondarie quindi ad altre condizioni internistiche la cui ricerca è il vero momento diagnostico.
Le intolleranze alimentari secondo la classificazione delle Reazioni Avverse ad Alimenti si distinguono in:
L’ intolleranza al lattosio è un problema di salute relativamente frequente; sintomi caratteristici sono dolore e gonfiore addominale, diarrea, flatulenza, borborigmi, nausea, vomito. Le opzioni di trattamento sono limitate, ed evitare gli alimenti lattiero-caseari per ridurre i sintomi può comportare un rischio nutrizionale a causa della riduzione della assunzione del calcio.
È importante distinguere tre possibilità:
La cattiva digestione del lattosio è una condizione comune, che colpisce fino al 75% della popolazione del mondo e non porta automaticamente all’intolleranza. Così come la mancata digestione del lattosio non porta automaticamente all’intolleranza.
INTOLLERANZA AL LATTOSIO DIAGNOSI. Mentre il gold standard per la diagnosi di deficit di lattasi è la biopsia della mucosa intestinale, per le condizioni di malassorbimento e di intolleranza al lattosio negli esseri umani è utilizzato il test del respiro (Hydrogen Breath Test). L’ HBT misura la concentrazione di idrogeno espirato dopo il dopo un carico di 50 g di lattosio, specificamente definito come aumento superiore a 20 ppm in una espirazione. L'aumento di rilascio di idrogeno espirato deriva da sottoprodotti di metano contenenti idrogeno prodotti durante la fermentazione batterica del lattosio. I risultati del Breath test definiscono il malassorbimento di lattosio; per quanto riguarda la intolleranza, cioè la manifestazione clinica di malassorbimento, i sintomi soggettivi vengono valutati utilizzando scale di valutazione mediante questionari validati.
INTOLLERANZA AL LATTOSIO TERAPIA. Già negli anni 70 è stato ipotizzato per la prima volta che il consumo di alimenti lattiero-caseari fermentati sarebbe vantaggioso per i soggetti con intolleranza al lattosio. Alcuni anni più tardi si è scoperto che microrganismi presenti in yogurt e latte fermentato potrebbero idrolizzare il lattosio. I ceppi di Lactobacillus e Bifidobacterium hanno mostrato risultati promettenti, in studi clinici e preclinici.I probiotici sono definiti come microrganismi vivi che, quando somministrati in quantità adeguate, conferiscono un beneficio per la salute; i prebiotici sono i carboidrati prevalentemente maldigeriti che, dopo aver raggiunto il colon, vengono selettivamente metabolizzati attraverso la fermentazione da specifici batteri lattici come Bifidobacteria e lattobacilli benefici per l'organismo. L'utilizzo di probiotici per alleviare i sintomi clinici di intolleranza al lattosio sta guadagnando progressivamente riconoscimenti con un numero crescente di studi scientifici credibili. Esiste quindi uno spazio per lo sviluppo di questo approccio per contribuire a trattare le persone con intolleranze alimentari come la intolleranza al lattosio.