Il 1° Ottobre è la giornata internazionale dedicata all’Orticaria. Si tratta di una patologia comunissima.
Si ritiene che circa il 20% della popolazione generale abbia sofferto di orticaria almeno una volta nella vita. Le forme di gran lunga più frequenti sono quelle acute (si definiscono tali le orticarie di durata inferiore alle 6 settimane). Queste possono riconoscere una causa nota, come un alimento, un farmaco o la puntura di un imenottero al quale si sia allergici, oppure, più frequentemente, una causa non nota; a posteriori si ritiene che queste ultime possano essere la conseguenza di fenomeni infettivi clinicamente più o meno manifesti, indotti da virus o batteri diversi. Le orticarie acute sono talvolta di intensità veramente notevole, associate ad angioedema (gonfiore) a mani, piedi, labbra, palpebre, genitali e frequentemente portano il paziente a rivolgersi al Pronto Soccorso. Fortunatamente, le manifestazioni regrediscono generalmente in fretta senza lasciare strascichi al di là di un grosso spavento o di un trattamento cortisonico e antistminico.
Diverso è il discorso dell’orticaria cronica, così definita quando i fenomeni superano le 6 settimane di durata. Anche le orticarie croniche possono essere classificate: si distinguono orticarie spontanee (senza causa apparente) o inducibili (ovvero prodotte da fenomeni fisici quali, caldo, freddo, sforzo fisico, vibrazioni, pressione, esposizione solare o semplice sfregamento della cute). Le forme spontanee sono di gran lunga quelle prevalenti. Si calcola che circa l’1% della popolazione generale soffra o abbia sofferto di orticaria cronica spontanea. Nelle forme lievi la manifestazione si controlla agevolmente con un normale antistaminico di seconda generazione e il paziente conduce una vita assolutamente nella norma, se si esclude la necessità dell’assunzione regolare del farmaco. Diverso è il discorso nelle forme severe non rispondenti alla terapia antistaminica, in cui la qualità di vita del paziente affetto crolla a causa della pesante interferenza della sua malattia con il sonno, con le attività quotidiane, e con i suoi rapporti sociali. L’orticaria cronica può talora durare molto a lungo, in qualche caso decenni.
Si ritiene che nella gran parte dei casi le orticarie croniche abbiano una origine autoimmune. I fenomeni auto-reattivi coinvolti possono essere essenzialmente distinti in 2 categorie:
a) autoimmunitari in senso stretto (mediati da anticorpi di classe IgG diretti contro la superficie di mastociti e basofili, le cellule che immagazzinano grandi quantità di istamina) aventi effetto stimolatorio; questo tipo di autoimmunità è detto IIb
b) autoallergici, in cui un anticorpo di classe IgE, identico a quello che un pollinosico produce contro ad esempio il polline di graminacee, e fissato come di norma alla superficie di mastociti e basofili ha come bersaglio una proteina del paziente stesso. L’incontro tra anticorpo e bersaglio provoca la liberazione dell’istamina e quindi l’orticaria. Questo tipo di patogenesi si definisce autoimmunità di tipo I.
Negli ultimi anni la terapia dell’orticaria cronica grave, resistente alla terapia antistaminica, ha fatto un passo avanti decisivo con l’introduzione di Omalizumab, un farmaco biologico già da tempo in uso per l’asma allergico severo. Il farmaco ha effetti “miracolosi” nel 70% dei casi circa, con la rapida e completa scomparsa delle manifestazioni cliniche e la “resurrezione” del paziente a nuova vita. Il trattamento con Omalizumab, che è praticamente privo di effetti collaterali, presenta solamente 2 problematiche:
- Funziona solo finché lo si fa; spesso alla sospensione le manifestazioni riprendono come prima del trattamento.
In altre parole, come peraltro altri farmaci biologici, omalizumab non modifica la storia naturale della malattia;
- In Italia, la durata del trattamento e il suo dosaggio sono sottoposti ad una regolamentazione da parte dell’agenzia del farmaco AIFA assai meno elastica rispetto ad altri paesi europei e non, con l’impossibilità di aumentare le dosi in caso di risposta parziale e di prolungare il trattamento oltre i 2 anni (fino a pochi mesi fa il trattamento si limitava ad un solo anno!) anche se il paziente rispondente perfettamente al famaco recidiva alla sospensione del medesimo.
- Le società scientifiche allergologiche, unitamente alle Associazioni dei pazienti affetti da orticaria stanno da tempo conducendo una battaglia in diverse sedi istituzionali per ottenere il prolungamento del trattamento ove necessario e una maggiore flessibilità delle somministrazioni a seconda delle situazioni cliniche e del giudizio del medico specialista.
Come presidente dell’Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri (AAIITO) mi auguro vivamente che questa giornata possa essere l’ultima in cui parliamo di limitazioni e di negazione dell’accesso alle cure per questa malattia che rappresenta una vera forca caudina per il paziente che ne è affetto.
Riccardo Asero
AAIITO, Asero, orticaria