Nel contesto del Congresso Nazionale AAIITO 2024 (Napoli, 19-21 ottobre 2024), la dott.ssa Giuseppina Manzotti, Responsabile del servizio di Allergologia Casa di Cura Palazzolo Bergamo, ha presentato un’approfondita relazione sulle differenze biologiche e immunologiche tra i sessi in relazione alle malattie allergiche, evidenziando come il genere giochi un ruolo determinante nella manifestazione e nella gestione di queste patologie.
Differenze biologiche tra maschi e femmine
Le differenze genetiche, ormonali e cromosomiche tra maschi e femmine influenzano significativamente il sistema immunitario. In particolare, il cromosoma X, che contiene numerosi geni coinvolti nella regolazione immunitaria, svolge un ruolo cruciale. Nelle donne, la presenza di due cromosomi X comporta una maggiore predisposizione a malattie autoimmuni e allergiche, mentre negli uomini la presenza del solo cromosoma X sembra avere un effetto protettivo.
Prevalenza delle malattie allergiche nei due sessi
- Asma – I dati indicano una prevalenza maggiore di asma nei maschi fino alla pubertà. Successivamente, la prevalenza si inverte, con un’incidenza più alta nelle femmine. Studi epidemiologici riportano che, prima della pubertà, l’asma colpisce il 12% dei maschi rispetto all’8% delle femmine (Peroni et al. 2009). Dopo la pubertà, invece, il 14% delle femmine soffre di asma rispetto al 10% dei maschi (Almqvist et al. 2008).
- Dermatite atopica – Nell’infanzia, la dermatite atopica è più comune nei maschi (8.7%) rispetto alle femmine (5.6%) (Taneja. Front. Immunol. 2018). Dopo la pubertà, il trend si inverte, con un’incidenza maggiore nelle donne (8.1% nelle femmine rispetto al 5.7% nei maschi in Asia) e simili tendenze sono state osservate in Europa e negli Stati Uniti.
- Orticaria cronica spontanea – Colpisce prevalentemente le donne, con un rapporto di 2:1 rispetto agli uomini, arrivando in alcuni studi fino a 4:1 (Asero, JACI 2003).
- Allergia alimentare – Le allergie alimentari sono più frequenti nelle femmine (4.2%) rispetto ai maschi (2.9%) (Acker W.W. et al. J. Allergy Clin. Immunol. 2017). Inoltre, un test cutaneo positivo per allergeni alimentari è più comune nelle donne (27.5%) rispetto agli uomini (22.5%), con una prevalenza particolarmente alta per l’allergia alle arachidi (20.4% nelle femmine contro il 15.2% nei maschi) e per la sindrome polline-frutta (17.2% femmine contro 12.1% maschi) (Ridolo E et al. Clin. Rev. Allergy Immunol. 2019).
- Anafilassi – Le donne sono più soggette all’anafilassi rispetto agli uomini, specialmente in età adulta e per cause alimentari o farmacologiche, con prevalenze più elevate dopo la pubertà (Zelcer M.; Immun. Inflamm. Dis. 2018).
Fattori genetici e ormonali
La dott.ssa Manzotti ha sottolineato il ruolo chiave del cromosoma X, che contiene geni immunologici cruciali come TLR7 e TLR8, i quali regolano le interazioni con le cellule B e il microbiota intestinale, influenzando la risposta immunitaria. La presenza di due cromosomi X nelle donne implica una maggiore espressione di questi geni, contribuendo a una maggiore predisposizione alle malattie autoimmuni e allergiche. Gli uomini, al contrario, possiedono un solo cromosoma X, che sembra limitare il rischio di sviluppare queste patologie.
Inoltre, l’espressione biallelica del gene TLR7 nelle donne abbassa la soglia di attivazione del sistema immunitario, rendendo le cellule B femminili più responsive agli stimoli immunologici. Questo può portare a una maggiore produzione di autoanticorpi, contribuendo alla predisposizione delle donne a malattie autoimmuni come il lupus eritematoso sistemico (LES). Questo effetto è amplificato anche dal mosaicismo cellulare, dove l’inattivazione casuale di uno dei due cromosomi X nelle cellule femminili crea un mosaico che rende alcune cellule più suscettibili all’attivazione immunitaria rispetto ad altre.
Un altro aspetto rilevante è il ruolo diretto degli androgeni nella modulazione delle risposte immunitarie. Gli androgeni agiscono riducendo l’attività delle cellule linfoidi innate di tipo 2 (ILC2), cruciali per la modulazione delle risposte infiammatorie di tipo TH2, che sono strettamente correlate alle reazioni allergiche. La riduzione dell’attività delle ILC2 in presenza di androgeni aiuta a proteggere i maschi dalle infiammazioni di tipo allergico, spiegando la minor incidenza di asma nei maschi dopo la pubertà rispetto alle femmine, in cui questo meccanismo protettivo è meno attivo.
Considerazioni finali e raccomandazioni
La dott.ssa Manzotti ha concluso il suo intervento invitando a considerare le differenze di genere nella progettazione e valutazione degli studi clinici. Queste differenze non solo influenzano la prevalenza e la gravità delle malattie allergiche, ma hanno anche un impatto significativo sull’efficacia e gli effetti collaterali delle terapie. La personalizzazione delle cure basata sul genere potrebbe rappresentare un passo importante verso una gestione più efficace delle malattie allergiche.