A cura della Prof.ssa M.B. Bilò e del dott. M. Martini
Le malattie allergiche e l’anafilassi in particolare, che rappresenta la reazione più grave e temibile, impattano negativamente sulla qualità della vita dei pazienti che ne soffrono. Sebbene questi pazienti siano sani e non abbiamo una malattia cronica, è proprio l’imprevedibilità di una futura ed acuta reazione allergica, che in pochi minuti cambia il loro stato di salute, ad influenzare significativamente la loro vita quotidiana.
Ricordiamo che dal punto di vista clinico l’anafilassi è una reazione grave, in quanto si caratterizza per l’interessamento rapido di almeno due tra i seguenti apparati: cutaneo-mucoso, respiratorio, gastrointestinale, cardiocircolatorio (quest’ultimo può costituire il primo ed unico organo colpito, in caso di reazioni gravi). Generalmente le reazioni si verificano dopo esposizione a alimenti, punture di imenotteri (api, vespe, calabroni), lattice e farmaci, ma in alcune situazioni l’agente scatenante, nonostante siano state ricercate tutte le possibili cause, inclusi gli allergeni rari, rimane sconosciuto (cosiddetta anafilassi idiopatica).
Nel caso di allergia ad alimenti e a veleno di imenotteri è praticamente impossibile evitare tutte le potenziali situazioni di rischio, dal momento che sia l’evitamento dei cibi che quello delle punture di imenotteri non possono realizzarsi se non attraverso una completa e non auspicabile esclusione sociale.
Molti soggetti allergici al veleno di imenotteri, anche se la reazione all’esordio non è stata grave (come, ad esempio, nel caso di una orticaria), vivono in un costante stato d’ansia anticipatoria per lo sforzo di evitare la ripuntura e per l’incertezza di riuscirci, oltre al timore di avere la stessa reazione sviluppata in passato o, peggio, di avere reazioni più gravi e potenzialmente fatali. E’ stato validato un questionario specifico, considerato un ottimo strumento in grado di valutare specificatamente la qualità della vita dei soggetti allergici ai vespidi; l’utilizzo di tale questionario, tradotto in varie lingue, ha consentito di confermare che questa allergia può causare un forte stress emotivo, ansia, paura e indurre importanti restrizioni nella vita sociale e nelle attività quotidiane.
L’unica terapia in grado di interferire sulla storia naturale della malattia, riducendo il rischio di future reazioni allergiche alla ripuntura, è rappresentata dalla immunoterapia specifica (erroneamente chiamata vaccino). Alcuni studi clinici randomizzati controllati hanno confermato che l’uso dell’immunoterapia specifica è associato ad un significativo miglioramento della qualità di vita già dopo un anno dall’inizio della terapia e che questo miglioramento è anche maggiore nei pazienti nei quali una successiva ripuntura è risultata perfettamente tollerata (a dimostrazione della protezione offerta dalla terapia)[1]. L’impatto negativo sulla qualità della vita viene considerato molto importante, tanto da essere stato inserito nelle Linee Guida Italiane ed Europee come criterio di scelta nella prescrizione della immunoterapia specifica anche in caso di reazioni sistemiche lievi, per le quali in linea generale questa terapia non sarebbe necessaria.
Nel caso dei bambini allergici agli imenotteri la malattia può avere un impatto sulla qualità della vita dei loro genitori. Tramite altri tipi di questionari specifici è stato possibile dimostrare che i genitori degli allergici agli imenotteri hanno una peggiore qualità della vita in quanto vivono nell’ansia continua che i propri figli possano venire punti ed avere delle conseguenze gravi, oltre al fatto che si sentono responsabili della vita e della salute dei loro figli.
Anche i pazienti affetti da allergia alimentare e i loro familiari sviluppano spesso un alto livello di ansia, che in alcuni casi può essere tale da indurre ripercussioni sulle funzioni fisiche e mentali. Il consumo del cibo rappresenta un aspetto centrale e sociale della vita moderna e la consapevolezza di dover modificare la propria condotta alimentare non è di facile accettazione, con conseguente rischio di alterare il rapporto con il cibo e possibile evoluzione a disturbi del comportamento alimentare. Questo può associarsi a diversi sentimenti quali ansia, tristezza, rabbia e inadeguatezza, che scoraggiano l’individuo allergico e lo portano a rintanarsi in sè stesso evitando cene, ristoranti e pasti collettivi o antiteticamente lo spingono a negare la propria patologia disattendendo la dieta di esclusione.
Sono stati prodotti e validati diversi questionari sulla qualità della vita per l’allergia alimentare (soprattutto per i bambini e i loro genitori), i quali nel loro insieme hanno consentito di individuare una serie di fattori in grado di influenzare la qualità della vita di questi pazienti e dei loro caregivers. La oggettiva severità di una precedente reazione allergica da alimenti sembra influenzare negativamente la qualità della vita nella maggior parte degli studi. Altri fattori sono rappresentati da: una precedente necessità di utilizzo di adrenalina autoiniettabile (a conferma della gravità della reazione) e di ricorso al Pronto Soccorso; avere sperimentato reazioni allergiche a più di un cibo; avere sviluppato la reazione recentemente; la necessità di adottare una continua vigilanza sulla composizione del cibo; paura di ingestione accidentale (per la possibilità di incontrare cibi nascosti o contaminati) al ristorante o a casa di amici; avere altre malattie allergiche concomitanti (es. asma bronchiale, oculorinite, dermatite atopica).
Per quanto riguarda i genitori, i fattori che più influenzano la loro qualità di vita in presenza di un figlio con allergia alimentare sono rappresentati dalla paura di affidarlo ad altri o di farlo partecipare ad eventi scolastici, ricreativi, compleanni, nonchè dal bullismo che può verificarsi a scuola o durante il tempo libero.
In conclusione, le reazioni allergiche, in particolare quelle anafilattiche, interferiscono negativamente con la qualità della vita di chi ne soffre e dei caregivers; la sua valutazione, quindi, è uno degli aspetti che lo specialista allergologo tiene presente nella gestione dei pazienti. A questo dovrebbero fare seguito anche opportune strategie in grado di migliorare questo aspetto nei vari contesti sociali con cui il paziente quotidianamente si relaziona.
Per avere un quadro più completo a livello italiano sulle cause più frequenti di anafilassi e sull’utilizzo dell’adrenalina autoiniettabile, nei mesi di giugno e luglio è stato somministrato un questionario agli specialisti allergologi AAIITO – Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri. Le risposte costituiranno il fulcro di una lettura specificamente dedicata in occasione del congresso nazionale AAIITO che si terrà a Firenze dal 26 al 29 novembre 2022.
[1] J. N. G. Oude Elberink, J. G. R. de Monchy, S. van der Heide, G. H. Guyatt, A. E. J. Dubois, Venom immunotherapy improves healthrelated quality of life in patients allergic to yellow jacket venom, July 2022, The Journal of allergy and clinical immunology 110(1):174-82
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