A cura di Gruppo AAIITO Sardegna: Maria Teresa Zedda, Maria Paola Carta, Myriam Zucca, Stefania Esu, Sergio Cabras, Giuseppe Ronchi, Isabella Atzeni, Paolo Fancello, Giulio Gaspardini
Gli acari della polvere rappresentano la principale fonte di allergeni all’interno delle nostre case. Tale scoperta fu effettuata da Voorhost negli anni 60 del XX secolo. Questi microscopici animaletti, da quel momento, sono stati accuratamente studiati per chiarire il loro ruolo nel determinare patologie allergiche quali congiuntivite, rinite, asma e dermatite atopica, e per trovare una strategia in grado di contrastare le stesse manifestazioni legate alla sensibilizzazione.
La polvere domestica è in realtà una miscela eterogenea di sostanze che comprendono muffe, residui alimentari, vegetali o sintetici, granuli pollinici, forfora umana o di animali domestici, ma la componente allergenica predominante è rappresentata dagli acari della polvere.
La famiglia degli acari
La “famiglia” degli acari ha un’origine realmente antichissima: i primi resti fossili dell’uomo, scoperti nella valle di Hadur, in Etiopia, risalgono a circa quattro milioni di anni fa, mentre gli acari sono stati i primi animali a comparire sulla terra, circa trecento milioni di anni fa.
Gli acari sono artropodi della classe dei ragni e all’ordine proprio degli acari. I generi più diffusi hanno nomi difficili quali: Dermatophagoides, Pyrogliphus, Euroglyphus, Blomia, Lepidoglyphus, Tyrophagus ed altri.
Nell’ambiente domestico la specie più rappresentata appartiene alla famiglia delle Pyrogliphydae, ed in particolare il Dermatophagoides Pteronyssinus, il Dermatophagoides Farinae e l’Euroglyphus Maynei, che prediligono i nostri ambienti temperati pur essendo diffusi in tutto il mondo.
Questa famiglia di acari costituisce la maggior parte delle specie raccolta nella polvere dei nostri pavimenti ed oltre il novanta per cento di quelle presenti nei nostri materassi.
Gli acari maggiori
Il Dermatophagoides pteronyssinus ed il Dermatophagoides farinae sono chiamati acari maggiori, non solo perché i più diffusi sul pianeta ma anche e soprattutto per il loro potere allergizzante.
Pur tuttavia nell’ambiente domestico possiamo trovare centinaia di specie di acari diverse e capaci di proliferare anche nelle derrate alimentari, in granai, fienili, silos, magazzini e pelletterie.
Gli acari minori
Gli “acari minori” hanno un impatto allergenico inferiore a quello dei Dermatophagoidi. Tra questi l’Acarus siro vive nelle farine e nei cereali, nonché sulla superficie dei formaggi durante la stagionatura. Il Tyrophagus putrescentiae è presente soprattutto nei magazzini alimentari, viene anche chiamato “acaro del prosciutto crudo” o “acaro dei salumi”. Infine, il Glycyphagus domesticus deve il suo nome al fatto che predilige nella sua dieta sostanze zuccherine, pertanto lo si ritrova facilmente nei prodotti dolciari. Una caratteristica di questo acaro è la velocità con la quale si sposta da un luogo all’altro, nettamente superiore a quella degli altri della sua specie e viene simpaticamente chiamato “acaro sportivo”.
Gli acari minori sono maggiormente responsabili di allergie professionali, cioè patologie che colpiscono lavoratori a stretto contatto: agricoltori che manipolano il fieno, gli addetti ai depositi di cereali o di altre derrate alimentari.
Gli acari minori possono essere responsabili di manifestazioni allergiche non sempre in associazione con la sensibilizzazione agli acari maggiori.
Forse non tutti sanno che…
Come curiosità è interessante notare che esistono alcune specie di acari definite “predatori” come il Cheyletus trouessarti ed il Cheyletus eruditus, che rappresentano solo il 5% della popolazione totale degli acari della polvere domestica, ma sono particolarmente importanti in quanto capaci di limitare la proliferazione delle altre specie.
Come sono fatti gli acari
Le dimensioni di questi piccoli animali sono circa un quarto di millimetro, per cui sono microscopici, non hanno occhi e neppure un apparato respiratorio. Invece, hanno ben sviluppato l’apparato digerente e quello riproduttivo.
Gli acari si nutrono principalmente di cellule di desquamazione della cute, forfora sia dell’uomo che di altri animali, di corpi e frammenti d’insetti e anche di muffe, in questo modo sono in grado di sopravvivere anche in ambienti molto umidi. Un individuo adulto produce circa un grammo di forfora al giorno, essendo così fonte di abbondante nutrimento per gli acari, se si considera che diverse migliaia di acari possono vivere con duecentocinquanta milligrammi di forfora umana per svariati mesi.
Il loro corpo è costituito dalla bocca, o più precisamente dall’apparato boccale, composto da pedipalpi mascellari che afferrano il cibo, e da due mandibole o cheliceri che lo lacerano e da un tronco unico dotato di quattro paia di zampe. Gli acari sono artropodi e come tali il loro corpo è rivestito da un esoscheletro che lo rende semi-impermeabile e presenta, non essendo dotato della vista, numerosi recettori sensoriali che sono principalmente localizzati sulla parte posteriore del corpo e sulle zampe fondamentali per la percezione dell’ambiente circostante.
Il ciclo di vita degli acari
Il loro ciclo vitale comprende diversi stadi di sviluppo: uovo, larva, ninfa e stadio adulto. Ciascuno stadio è caratterizzato da un aumento delle dimensioni e dalla comparsa di caratteristiche diverse che ci permettono di distinguere le varie fasi di accrescimento.
Condizioni ambientali ottimali, quali venticinque gradi di temperatura ed una umidità relativa del settantacinque per cento, il ciclo vitale del D. pteronyssinus dura circa 14-30 giorni, la femmina depone nello stadio adulto circa 80 -120 uova, che si schiuderanno in pochi giorni.
La riproduzione avviene per via sessuale e si calcola che in un anno una femmina di acaro sarebbe capace, in condizioni ideali, di produrre una popolazione che pesa una tonnellata e mezzo. Ovviamente questo è solo ipotetico, poiché intervengono meccanismi di regolazione legati alla presenza di predatori, clima e disponibilità del cibo.
Gli acari amano il clima umido
La concentrazione degli acari nella polvere dipende in modo direttamente proporzionale dall’umidità relativa dell’ambiente, infatti, non sopravvivono in climi secchi come i deserti.
La temperatura di 20-23° ed un’umidità relativa inferiore al 45% sono in genere incompatibili con la loro proliferazione, per cui un deumidificatore è spesso risolutivo.
Gli acari proliferano nelle zone della casa dove umidità, temperatura e nutrimento sono ottimali, per cui letti, tappeti, tessuti d’arredo e capi d’abbigliamento. La maggiore concentrazione della popolazione è presente nei materassi, con un incremento molto veloce di circa 70 volte in sole 8 settimane, fino a 250 volte dopo 13 settimane di utilizzo dei letti.
Per valutare l’esposizione agli acari, normalmente si misura il livello di allergeni, cioè la quantità e le dimensioni delle particelle di materiale organico proveniente da questi animaletti. La principale fonte di allergeni degli acari è costituita dalle proteine presenti nelle loro feci, per il D. Pteronyssinus la porzione più allergizzante è chiamata Der p1: una proteina prodotta dalle cellule della mucosa intestinale eliminata appunto con le feci. Una volta emesse queste si essiccano e polverizzano nell’aria e possono venire inalate determinando nel soggetto sensibile manifestazioni allergiche.
Il Der p1 ha una struttura omologa, cioè simile per l’80%, a quella del D. farinae, che è quindi cross reattivo e può scatenare reazioni allergiche in soggetti sensibili.
Un altro importante allergene è la tropomiosina, una proteina della muscolatura, che troviamo anche nei crostacei (gamberi, aragoste, granchi..), nei molluschi (mitili, seppie, polpi, calamari..), nelle lumache, patelle e bocconi, questo spiega la reattività crociata all’inalazione degli allergeni degli acari ed all’ingestione di tale cibo in questi soggetti.
Le abitazioni di oggi sono ideali per la proliferazione degli acari
Negli ultimi 50 anni sono avvenuti numerosi cambiamenti nella costruzione e nell’arredamento delle case nei paesi industrializzati. L’uso dell’aspirapolvere, ad esempio, ci permette di non sbattere i tappeti all’aria aperta durante le pulizie. Il riscaldamento delle abitazioni favorisce una temperatura ed umidità ottimali per la proliferazione degli acari. La ridotta ventilazione degli ambienti per ridurre la dispersione del calore aumenta l’umidità.
Come combattere gli acari
- La riduzione degli acari nelle abitazioni può avvenire attraverso metodi fisici, quali l’aumento della ventilazione con condizionatori, tenendo la temperatura a 20°- 22° ed il tasso dell’umidità inferiore al 45%.
- Il lavaggio in lavatrice delle lenzuola e degli indumenti ad almeno 60°, il lavaggio vapore a secco ed il congelamento sono efficaci nell’uccidere gli acari.
- L’esposizione al sole è molto utile.
- I metodi chimici comprendono gli acaricidi, sostanze chimiche a base di piretroidi, benzil-benzoato e composti fosforganici, sono necessarie ripetute applicazioni perché la loro efficacia è di breve durata. L’aggiunta di tensioattivi aiuta a rimuovere le particelle di polvere perché facilita la raccolta degli allergeni in agglomerati più grandi. I fungicidi sono spray con natamicina che agisce indirettamente riducendo la proliferazione dell’Aspergillus penicilloides che favorisce lo sviluppo del dermatophagoides pteronyssinus. Questi prodotti possono essere utilizzati sui materassi, cuscini, tappeti, moquette..; dopo il trattamento è necessario rimuovere gli acari con l’aspirapolvere per eliminare gli allergeni. Pertanto, questi prodotti non sono sufficienti da soli a garantire una completa profilassi e la loro efficacia dipende dal corretto utilizzo combinato all’uso dell’aspirapolvere che permette di rimuovere gli acari uccisi. Se questo non avvenisse i loro frammenti darebbero origine ad allergeni che dispersi nell’ambiente potrebbero venire facilmente inalati.
- L’aspirapolvere consigliata è quella con prefiltro ad acqua e filtro HEPA, in grado di bloccare anche gli allergeni più piccoli, come è emerso in un processo di filtrazione dell’aria associato ad un miglioramento dei sintomi asmatici.
- La pulizia del pavimento, dei mobili, dei tavoli ed in generale di tutti gli oggetti dovrebbe essere eseguita con un panno bagnato per evitare la dispersione della polvere.
- L’utilizzo del vapore permette di uccidere gli acari e denaturare gli allergeni termolabili come il der p1, inoltre si riduce l’uso di detergenti chimici che facilitano l’insorgenza dell’asma.
- La bonifica ambientale è particolarmente importante, soprattutto della camera da letto. Ricordiamo che gli acari per sopravvivere necessitano di almeno 110 mg di proteine per grammo di polvere, valore facilmente superato nei materassi in cui sono presenti le scaglie di cute umana molto ricche di proteine, perse durante la notte.
- Contrariamente a quanto si pensava, i materassi in lattice o in altro materiale sintetico contengono maggiori concentrazioni di allergeni. Pertanto, si consiglia l’uso di rivestimenti a trama molto fitta, tali da costituire una barriera fisica. Le sostanze più utilizzate per i tessuti barriera sono i polifluoroetilene, cioè il Teflon, efficace e dotato di buona permeabilità, il polietilene ed il polipropilene meno confortevoli al tatto e poco duraturi. Ancora, il poliestere e le membrane in poliuretano.
- La profilassi ambientale antiacaro prevede anche il lavaggio dei tessuti barriera in lavatrice a 60° ogni 6 settimane e delle lenzuola e federe ogni settimana.
Oltre alla prevenzione ambientale è di grande importanza l’immunoterapia specifica verso gli acari della polvere, nota anche come vaccino antiallergico, che può essere somministrato per via sottocutanea o sublinguale. Tale terapia, sulla quale sono ormai numerosissime le evidenze scientifiche che ne attestano l’efficacia, dovrà essere praticata per un periodo di 3-5 anni e rappresenta l’unica terapia in grado di agire sulla causa dell’allergia modificando la storia naturale della malattia.