di Floriano Bonifazi
Su due temi discussi in questi giorni è importante fare chiarezza:
- Quale sia l’evidenza scientifica relativa al possibile contagio attraverso aerosol e quali misure di prevenzione sarebbe opportuno intraprendere.
- Quali raccomandazioni sull’uso delle mascherine debbano essere considerate scientificamente fondate.
Virus nell’aerosol
Il tema degli aerosol era stato sollevato con Floriano Bonifazi in un articolo su Scienza in rete il 12 marzo, sottolineando la necessità di rivedere le procedure di ventilazione degli ambienti chiusi. In verità abbiamo solo una conoscenza grossolana su come si trasmette il virus della SARS-CoV-2. In generale si ritiene che le infezioni respiratorie virali si diffondano per contatto diretto, come il contatto con una persona infetta o con le superfici che la persona ha toccato, o su cui sono cadute goccioline contenenti il virus. Le goccioline possono anche essere depositate direttamente su una persona in prossimità dell’individuo infetto. Pertanto, il lavaggio frequente delle mani e il mantenimento della distanza di un metro sono considerate le principali precauzioni per evitare il contagio.
Una via di trasmissione che viene menzionata solo di rado, o non viene menzionata affatto, è il trasporto a distanza in aria. Subito dopo l’emissione delle goccioline, il contenuto di liquido inizia ad evaporare, e alcune piccole goccioline rimangono sospese nell’aria e trasportano il loro contenuto virale a svariati metri dal luogo di origine.
Una revisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 2009 ha stabilito che il SARS-CoV-1 può essere trasmesso a lunga distanza tramite aerosol e può causare infezioni in un breve periodo di tempo. Considerando le numerose somiglianze tra i due virus della SARS, e le prove sul trasporto del virus in generale, è molto probabile che il virus della SARS-CoV-2 si diffonda anche per via aerea, come ha suggerito una comunicazione sul New England Journal of Medicine. Sembra quindi ragionevole prendere tutte le possibili precauzioni contro la trasmissione per via aerea. Le precauzioni includono una maggiore ventilazione, evitare il ricircolo dell’aria, evitare di rimanere in vicinanza della espirazione d’aria di un’altra persona e ridurre al minimo il numero di persone che condividono lo stesso ambiente.
Tale posizione è supportata da un recente documento della National Academy of Sciences degli Stati Uniti che afferma: “Le ricerche attualmente disponibili supportano la possibilità che il virus SARS-CoV-2 possa essere diffuso attraverso bioaerosol generati direttamente dall’espirazione delle persone infette (leggi anche qui). Occorre tuttavia essere prudenti nell’imputare i risultati di un virus respiratorio a un altro virus respiratorio, perché ogni virus può avere la propria carica infettiva e caratteristiche diverse nell’aerosol. Sono necessarie ricerche specifiche sull’aerosolizzazione della SARS-CoV-2 durante la conversazione e il comportamento del SARS-CoV-2 contenente aerosol nell’ambiente”.
Crediamo di dover considerare con attenzione tale evidenza – il virus si può diffondere nell’aria benché a breve distanza – e crediamo ne debbano discendere raccomandazioni più solide per prevenire l’ulteriore diffusione del virus anche attraverso adeguate misure di ventilazione (“Indicazioni ad interim per la prevenzione e gestione degli ambienti indoor in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2”).
Le attuali epidemie insorte nei luoghi chiusi, come le case di cura per anziani, richiamano la possibilità di contaminazione tramite aerosol e necessitano una valutazione immediata su questo aspetto.
Utilità delle mascherine per allergici e non
Ma la discussione sulle misure di prevenzione coinvolge in modo diretto la tematica delle mascherine, raccomandate a tutti per ora sia in Lombardia sia in Toscana. Si moltiplicano in questi giorni le argomentazioni scientifiche a favore di un loro uso generalizzato. È stato osservato ad esempio lo scambio virale durante le conversazioni, soprattutto in presenza di cosiddetti “super emitters”.
Prendiamo ora in considerazione l’utilizzo delle mascherine per una percentuale rilevante, tra il 25-30% dei cittadini che risultano affetti da allergie respiratorie da pollini e spore fungine. Essendo le dimensioni dei pollini delle spore fungine tra 1 e 15 micron (100, 1.000 volte più grandi del coronavirus, collocato tra 0,6 e 0,14 micron) appare evidente che il filtro delle mascherine può abbattere la concentrazione inalabile di tali particelle aerobiologiche consentendo una importante riduzione della sintomatologia allergica. Si ricorda che la pollinosi a livello nasale vede gli sternuti come sintomo prevalente, e quando si complica con l’asma ha nella tosse il sintomo prevalente.
Dobbiamo tenere presente che alle nostre latitudini è già iniziata la stagione più importante delle pollinosi. È infatti terminata da poco la pollinazione del cipresso, e stanno cominciando a circolare altri pollini come le graminacee, le oleacee, il polline di parietaria, le spore fungine dell’alternaria, che con la fioritura dell’ambrosia in luglio-agosto interesseranno in particolare la Lombardia.
Agli allergici si suggerisce non solo di indossare sempre la mascherina, ma anche di assumere antistaminici per evitare il più possibile gli sternuti e gli episodi tussigeni. La mascherina risulterebbe protettiva riducendo l’infiammazione allergica di cui sono affetti, e proteggerebbe gli altri in caso di persistenza di tosse e sternuti.
Gli antistaminici non devono essere assunti all’occorrenza ma sistematicamente per tutta la durata della dispersione aerea del polline cui risultano allergici (in quasi tutta Italia sono reperibili dati dal sito Pollnet delle Arpa e da quello dell’AAIITO (Associazione nazionale degli allergologi e immunologi ospedalieri).
Ragionevole l’uso generalizzato delle mascherine al chiuso e quando non si possono rispettare le distanze sociali
Considerando il recentissimo studio di Donald Leung su Nature Medicine, che dimostra l’assenza dei coronavirus nelle goccioline e nell’aerosol inferiori a 5 micron nei pazienti sintomatici che indossano mascherine chirurgiche rispetto a chi non le utilizza, le semplici mascherine risulterebbero di grande utilità anche nei portatori asintomatici, soprattutto se allergici.
Sebbene l’Organizzazione mondiale della Sanità, e a seguire molti Paesi, non raccomandino ancora l’uso generalizzato della mascherina, sembra ragionevole consigliarla ogni qual volta si frequentino spazi chiusi e la distanza sociale potrebbe non essere rispettata. In attesa che le attuali linee guida vengano aggiornate con nuove prove. L’obiezione che non ovunque le mascherine sono disponibili, può bastare per il momento munirsi di protezioni provvisorie (ma da rimpiazzare al più presto con mascherine certificate), magari seguendo le regole fornite con tipico spirito pragmatico dai Centers for Diseases Control and Prevention statunitensi.
Conclusioni
- La trasmissione del virus via aerosol è presumibile. Le evidenze ad oggi, per analogia con SARS Covid 1, suggeriscono la possibilità non solo attraverso le droplet ma anche attraverso la sospensione (in ambienti chiusi) di particelle molto piccole a distanza superiore al metro.
- Occorre aumentale la ventilazione naturale, evitare il ricircolo dell’aria, non rimanere in vicinanza della espirazione d’aria di un’altra persona e ridurre al minimo il numero di persone che condividono lo stesso ambiente.
- Tutti dovrebbero indossare la mascherina, a maggior ragione coloro che soffrono di una allergia stagionale, solo in ambienti chiusi e all aperto quando c’e’ il rischio di non rispettare la distanza. Considerato il prezzo delle mascherine e il fastidio che possono arrecare, tale aspetti andrebbero commisurati ai benefici possibili in questa fase ancora a rischio.
- Difficile trovare la mascherina? si può fare facilmente in casa. Ovviamente le mascherine fai-da-te hanno una capacità di filtrazione non adeguata e andrebbero sostituite quanto prima da mascherine certificate. È vero che in ispirazione il virus non viene trattenuto, ma si trattengono le goccioline in espirazione, o dopo starnuto o tosse.