Arriva l’estate: tempo di gelati e di fastidi per gli intolleranti al lattosio. La cattiva digestione del lattosio è una condizione talmente comune, che colpisce fino al 68% della popolazione adulta con differenze etniche e geografiche particolari: da 70% in certe regioni italiane come la Sardegna, al 15% dei tedeschi, a quasi il 100% degli asiatici. L’intolleranza al lattosio è dovuta all’incapacità di digerire il lattosio, uno zucchero naturale che si trova nel latte e nei latticini. Fisiologicamente, la produzione di lattasi raggiunge il suo apice alla nascita in preparazione dell’allattamento materno; dopo lo svezzamento avviene una riduzione geneticamente programmata dell’attività di questo enzima, legata all’ampliamento dell’alimentazione.
I sintomi più frequenti dell’intolleranza al lattosio sono meteorismo, dolore e gonfiore addominale, diarrea, flatulenza, nausea e vomito. Ci sono delle fasce di gravità dell’intolleranza al lattosio determinate dalla sintomatologia e dalla risposta al breathtest. Questo esame si effettua somministrando una soluzione con una dose nota di lattosio e valutando su un apparecchio la produzione di idrogeno da parte dei batteri del nostro intestino; i risultati del breathtest definiscono il malassorbimento di lattosio e c’è anche un questionario che può aiutare a capire meglio il livello di intolleranza.
La dott.ssa Paola Minale, allergologa AAIITO, ricorda alcune precauzioni da seguire prima di effettuare il breathtest affinchè i risultati non vengano inficiati “Il breathtest è un esame attendibile che può essere fatto in ospedale o nei centri privati, ma necessita di alcune precauzioni: sospendere gli antibiotici 15 giorni prima dell’esame e sospendere l’assunzione di fermenti lattici, lassativi o antidiarroici 3 giorni prima”.
Negli ultimi anni il mercato degli alimenti senza lattosio è aumentato notevolmente incrementando il giro di affari del +13,8% solo nel 2016. Secondo il “Rapporto vegan” 2017, che ha incrociato dati Iri e Ismea, nei primi 10 mesi del 2016 i consumi di prodotti senza lattosio in Italia sono cresciuti del 14,3%.
Secondo l’indagine realizzata dall’Osservatorio Immagino, composto da GS1 Italy e Nielsen, l’offerta è cresciuta ma resta meno ampia rispetto a quella del “senza glutine” ed i consumatori più sensibili ai prodotti “senza lattosio” hanno un reddito medio.
In particolare per quanto riguarda i gelati, è abbastanza diffuso l’uso di produrli utilizzando latti vegetali, come ad esempio il latte di soia o il latte di riso, naturalmente senza lattosio.
“Non bisogna dimenticare infatti” – conclude la Dott.ssa Minale – “che alcuni gusti di gelato sono preparati senza latte e derivati, come ad esempio quelli alla frutta, ad eccezione del cocco e della banana, i sorbetti fatti con acqua ed il gelato al cioccolato extra fondente. Ma la nostra raccomandazione è quella di chiedere sempre gli ingredienti in gelateria.”
Il numero degli adulti allergici alle proteine del latte, è comunque molto più basso rispetto agli intolleranti e si aggira circa all’1%. Questa allergia colpisce soprattutto i bambini fino a tre anni, con un picco di incidenza nei primi 3-5 mesi di vita. Si calcola che questo tipo di allergia colpisca tra il 2% e il 3% dei più piccoli, ma l’80% dei bambini che la sviluppa, ha buone probabilità di superarla con la crescita.
Buone notizie arrivano dal fronte della ricerca. Lo studio “Lioness An observational study to evaluate efficacy and tolerability of oral symbiotic in patient with lactose intolerance”, tutt’ora in corso e coordinato da un team di ricercatori dell’Ospedale Policlinico Universitario San Martino di Genova e dall’Istituto G. Gaslini, in collaborazione con il laboratorio di Medicina Molecolare, Allergy Therapeutics Italia e High Research, ha registrato una riduzione dei sintomi dell’intolleranza al lattosio ed una diminuzione percentuale di pazienti con il Breath Test positivo, rispetto alle misurazioni iniziali. I dati preliminari dello studio mostrano come dopo un trattamento con quattro ceppi probiotici Bifidobacterium Lactis W51, Lactobacillus Acidophilus W22, Lactobacillus Plantarum W21, Lactococcus Lactis W19 e prebiotico (inulina) protratto per sei mesi, ben l’81% dei pazienti, diagnosticati come intolleranti al lattosio, risultasse negativo al Breath Test.
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